I nativi digitali hanno voglia di essere ascoltati

Si è concluso per quest’anno il progetto Social Book messo in piedi dalla cooperativa Archilabò in collaborazione con l’Istituto Comprensivo 21. Un progetto sperimentale e ambizioso, basato su una didattica innovativa, l’uso delle nuove tecnologie per favorire un apprendimento attivo e personalizzato e con un occhio attento all’inclusione scolastica. Durante l’anno scolastico infatti gli alunni della 1C delle scuole Medie Carlo Pepoli, supervisionati dal prof Gabriele Benassi e dai tutor dell’apprendimento Chiara Mancini e Giacomo Vincenzi, hanno creato un libro di testo di geografia completamente gratuito, scaricabile e rieditabile, che potrà essere adottato dalle future classi prime. Un progetto in cui ho avuto il piacere di collaborare perchè ha creduto nell’importanza di portare l’educazione multimediale nelle scuole, con ore di formazione dedicate sia ai ragazzi che agli adulti, sull’uso consapevole del digitale, rischi e potenzialità del web.

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Durante questi incontri ho potuto constatare quanta voglia i ragazzi abbiano di parlare della loro vita online, di quello che fanno in rete e di quello che scoprono, così come delle esperienze spiacevoli e piacevoli che hanno vissuto. I cosiddetti nativi digitali, che in realtà credono che internet sia Youtube, forse non conoscono a pieno il mondo del web, ma hanno un gran bisogno di parlarne. E quando si offrono loro spazi dedicati proprio a questo, diventano un fiume in piena. Spesso facevo fatica a terminare il programma che avevo pensato per la lezione perché era un continuo interrompere, facendo domande, portando esempi, raccontando esperienze e confrontandosi. Avevano voglia di raccontare e di sapere di un mondo che vivono ma di cui nessuno ha mai parlato loro. Avevano voglia di essere ascoltati.

Perché è anche online che i ragazzi, come noi, stanno vivendo. E l’ascolto è di fondamentale importanza in un ambito come quello del digitale, dove ancora non ci sono regole stabilite e tutto è in costante cambiamento.

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Spesso gli adulti mi chiedono consigli su come poter aiutare e guidare i propri ragazzi ad un uso responsabile del web. Al di là delle accortezze tecniche –protezione dati personali e privacy – credo che il modo più efficace per educarli ad una vita digitale sicura, sia quella di navigare e parlare con loro di quello che fanno online. Perché i ragazzi sapranno di sicuro spiegarci come funziona Snapchat o come fare una chiamata di gruppo su Wechat -insegnandoci così anche come si usano certi applicativi – ma noi abbiamo l’esperienza data dall’essere adulti. E se non abbiamo ancora capito come avviare una diretta su Facebook, di certo siamo più accorti se qualcuno che non conosciamo ci fa strane richieste online. Ed è proprio questa sinergia che permette di sviluppare (da entrambi i lati) un uso responsabile e proficuo del web.

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