Ma perchè mi posti?

Pochi giorni fa girava su Facebook la “Sfida delle mamme”: nomina altre dieci mamme che consideri fantastiche e posta tre foto dei tuoi figli che ti rendono felice di essere mamma. Subito la polizia postale si è mobilitata consigliando ai genitori di evitare di postare le foto dei minori.Speravo non ci fosse il bisogno di una specifica da parte dei media e della polizia per capire che pubblicare le foto dei propri figli online è un’ abitudine da perdere. Invece a quanto pare non si sono capiti ancora a fondo i motivi per cui è fortemente sconsigliato pubblicare foto dei propri figli in rete.

Sostanzialmente i motivi principali sono due:

  • Abbiamo chiesto loro il permesso prima di pubblicare?
  • Mouse sulla foto, tasto destro del mouse, salva immagine con nome.

Il primo più che un motivo, è una questione educativa. Se vogliamo educare i minori nell’uso consapevole del digitale, dobbiamo essere i primi a dare l’esempio.Se vogliamo pubblicare una foto di nostro figlio la prima regola sarebbe quella di chiedergli il permesso, dandogli la possibilità di scegliere e iniziare a capire l’importanza di postare con cognizione di causa. E’ vero, sono minori e i genitori sono i tutori legali, ma quello che pubblichiamo online sul loro conto contribuisce a creare la loro identità digitale. E che identità stiamo costruendo per loro, se non hanno la possibilità di scegliere? Per essere iscritti ai social network occorrono 13 anni. Regola considerata giusta e corretta da tutto il mondo adulto. Eppure i social sono pieni di foto di minorenni, paradossalmente postate proprio da chi dovrebbe tutelarli. Se prima di pubblicare online una foto che ritrae qualcuno, dovremmo, in teoria, chiedergli il permesso, perché non facciamo lo stesso quando si tratta dei nostri figli? L’educazione al rispetto di sé e dell’altro e il modo in cui costruiranno la propria identità dipende anche da questo.

State tranquilli: una volta compiuti 13 anni – solitamente anche prima – avranno poi tutto il tempo per riempire i social di foto proprie.

Il secondo motivo è più tecnico: ciò che postiamo in rete, diventa proprietà della rete. E’ facile salvare una foto pubblicata: tasto destro del mouse, salva immagine con nome. Che fine faccia poi quella foto salvata da altri, non ci è dato sapere. E i pericoli di una foto di un minore in mano a degli sconosciuti possono essere tanti, dalla diffusione di immagini pedopornografiche anche tramite la tecnica del morphing – per intenderci prendo il volto del minore e lo utilizzo per modificare una foto pornografica già esistente – all’adescamento di minori tramite la raccolta di informazioni.E’ vero, si può dire che il web è già pieno di immagini di bambini, quindi perché dovrebbero venire a prendere proprio le mie? Non so se useranno le mie o quelle di un altro. Invece so che il mercato della pedopornografia richiede sempre immagini nuove,

“Perché per potere avere accesso all’interno di un circuito di scambio, il pedopornofilo deve garantire in merito alla genuinità della propria identità e delle proprie intenzioni, e di queste dà la prova fornendo nuovo materiale pedopornografico. E un’immagine vecchia con una faccia nuova diventerà un’immagine nuova.”     (Prof.ssa Annalisa Verza)

Vi lascio con un video trovato su youtube e una domanda: quante informazioni ci saranno online su Amelie Amaya ora che ha 4 anni?


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