Sesso, internet e la nostalgia dei tempi passati

indexIeri sera sono capitata su Porta a Porta. Nonostante la presenza di Vespa e quella di Moccia – che ha sostituito il sempre presente plastico – l’argomento ovviamente faceva gola, perché riprendeva il fatto di cronaca della baby prostituzione di Roma. 
Le domande che continuavano a girare riguardavano due argomenti: la solitudine di queste ragazzine e la pericolosità del web. Vespa si chiedeva come mai delle 14enni fossero così disinibite da arrivare al punto di vendere il proprio corpo, cosa che ai suoi tempi non succedeva. Forse, aggiungeva, a causa di tutto quello che possono trovare e fare in rete e della facilità con cui possono reperirlo?
Sentire un’allusione del genere mi ha un po’ stordita e ha confermato l’evidenza dei fatti: l’ignoranza del mondo adulto sulla realtà di internet. E’ indubbio che il momento storico in cui stiamo vivendo sia un distacco totale da quanto si è vissuto in passato. E’ cambiato e sta cambiando il modo di essere adolescenti, giovani e adulti. Il modo di essere uomo e di essere donna. I cambiamenti tecnologici così repentini e veloci, hanno avuto e stanno avendo grande influenza su di noi e sui nostri rapporti sociali.
Ma è veramente internet il problema di una sessualità precoce e spudorata?

Quando Vespa citava il web come probabile causa di comportamenti sessuali inappropriati e relazioni intime distorte, mi chiedevo se avesse mai acceso la tv al pomeriggio. E mi chiedevo se si fosse mai soffermato su certe pubblicità e trasmissioni definite di intrattenimento, ma che lasciano veramente poco, se non un’immagine purtroppo squallida dell’essere donna e dell’essere uomo, e soprattutto del rapporto fra “Uomini e Donne”. O se forse si fosse dimenticato dell’immagine culturale e sociale che il nostro paese e i nostri politici in primis avevano fatto passare negli ultimi anni riguardo il ruolo della donna.
Non credo che il problema sia internet, così come non credo che il punto sia la solitudine di questi ragazzi. Credo che la riflessione debba essere spostata sul rapporto fra le diverse fasi della vita e l’uso delle nuove tecnologie e del web e le conseguenze che ne nascono. Vedi adulti che ritornano bambini, persi sui social network e concentrati sulla prossima foto da pubblicare, sicuramente un altro autoscatto fatto allo specchio con il fishlips. Adulti che tengono così tanto alla propria immagine e all’idea che vogliono dare di loro nel virtuale. Adulti che ragionano e si comportano a volte come adolescenti. E poi vedi adolescenti che pubblicano quegli stessi autoscatti allo specchio, identici in tutto se non per quei 30-40 anni di differenza. Ragazze e ragazzi che ragionano e si comportano come se fossero adulti, soprattutto nell’ambito della sessualità.

Si dice che gli adolescenti di oggi siano soli e annoiati, privi di genitori attenti e interessati a loro, con cui poter dialogare. Genitori definiti egoisti, a volte infantili, o troppo presi dagli impegni lavorativi per trovare tempo da trascorrere in famiglia. Genitori che lavorano anche per pagare ai figli quello smartphone, tablet e quella tv lcd davanti ai quali passano poi la maggior parte del loro tempo. Sembrerebbe che lavorino per isolare maggiormente i propri figli e relegare loro ad una solitudine esistenziale ricca di connessioni virtuali, ma povera di comunicazione reale. E’ il paradosso della genitorialità.
In realtà non la penso così. I tempi e i ritmi dell’essere genitore e adolescente oggi, sono cambiati. Non sono e non possono essere più validi paragoni fatti con ragazzini e famiglie di 20 anni fa. La struttura familiare era diversa, la cultura diversa, i cambiamenti tecnologici altri. A quei tempi la magia era camminare per strada con il walkman. Ora possiamo spogliarci in webcam davanti a qualcuno che sta dall’altra parte del mondo.
E’ cambiato il modo di essere adolescenti e di vivere l’adolescenza. Adesso il proprio sé e la propria identità, anche sessuale, vengono costruiti anche tramite e grazie al web, un ottimo spazio di sperimentazione di ruoli e di realtà. Ed è su questo che il mondo adulto dovrebbe focalizzarsi, senza perdersi sui rimpianti del “Ai miei tempi le cose erano diverse”. Ora quei tempi non ci sono più. Ci sono altri stimoli, altri bisogni e altri scenari e se non si inizia veramente a capirli e a coglierli in profondità, allora si andrà a perdere l’unica cosa che invece dovrebbe essere costante nel susseguirsi della storia: il ruolo e l’importanza dell’essere genitore.

3 risposte

  1. Brava, condivido quasi interamente il tuo articolo. E’ ovvio che internet aiuti certi atteggiamenti, ma è anche vero che alcune situazioni esistevano trent’anni fa, semplicemente non era cosi facile farle risalire in superficie (Pasolini docet).

  2. Bell’articolo e affrontato con coraggio. Sfidare un argomento così delicato e allo stesso tempo importante nella brevità di un trafiletto o poco più non è da tutti. Mi sembra che Letizia ha fatto centro. Il problema non sono le tecnologie, i tempi o le occasioni che con le giuste trasposizioni ci sono sempre state. L’intoppo sta’ tutto nelle relazioni. Non vorrei sminuire il problema e sembrare così quantomeno indelicato, ma potrebbe essere un buon punto di partenza. L’adulto deve costruire, oggi più che mai, relazioni Significative con gli adolescenti e non relegare il dovere educativo alle tecnologie che invece hanno la sola mera funzione, semmai, di facilitare questo processo.

  3. Hai espresso un’ opinione corretta quando hai scritto che la televisione veicola una concezione distorta del rapporto tra uomo e donna.
    Tuttavia, a mio giudizio il problema maggiore della tv odierna é un altro, ovvero la spettacolarizzazione del dolore.
    Quando accade un fatto di cronaca nera, l’ interesse non é più circoscritto alla vittima e al carnefice: si tirano in ballo anche i rispettivi familiari, trasformandoli in degli showmen loro malgrado.
    E quando li si intervista, non gli si fanno domande neutre con un tono delicato, ma si va volontariamente a girare il dito nella piaga, si usano tutte le possibili strategie per stimolare una reazione emotiva, la “lacrimuccia che fa audience.”
    Oltre alla ricerca della lacrimuccia, un’ altra cosa che non sopporto é la ricerca del litigio. Lo vedo fare in molti talk show: con la scusa di “dare spazio a tutte le opinioni”, si riuniscono in uno studio delle persone che su un dato tema hanno delle posizioni totalmente opposte; poi si fa di tutto per portarle allo scontro, per seminare zizzania in attesa che qualcuno caschi nella trappola, alzi la voce e aggredisca verbalmente un altro ospite. Ovviamente l’ offeso reagisce con altre urla ed altri insulti, qualcun altro getta ulteriore benzina sul fuoco e il gioco é fatto: la rissa verbale che la conduttrice cercava disperatamente di innescare é finalmente scoppiata.
    Quando poi la situazione oltrepassa i limiti, di solito poi la conduttrice ha anche la faccia tosta di dire qualcosa del tipo “Ci scusiamo con i telespettatori, ma era oggettivamente imprevedibile che la discussione prendesse una piega così accesa.” Ma quale imprevedibile, era esattamente ciò che volevi!
    Tra la spettacolarizzazione del dolore e la ricerca del litigio c’é però una differenza fondamentale: la prima é deplorevole nel 100 % dei casi, mentre invece la seconda può generare delle situazioni divertenti. Ad esempio, quando vedi 2 ospiti che si scannano per delle questioni di importanza minimale, a quel punto loro si rendono ridicoli, e a te che sei lì a guardarli ti viene più da ridere che da piangere. Almeno a me fa quest’ effetto.

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